Egr. Prof. Sono Cristina, 22 anni, ex ahimè studentessa di giurisprudenza. Dico ahimè perché dopo due anni di attacchi di panico, il primo a vent’anni, ho quasi smesso di studiare e non spero più di ritornare in facoltà, e il guaio è che comincia a non importarmi, sono diventata quello che prima non ero, rinunciataria. Esco solo con il mio ragazzo dal quale ormai sono troppo dipendente e lui non lo sopporta più e anch’io quando sto meglio non sopporto più la sua presenza. Le capitano delle svitate come me?
Cara Cristina, noto che nella sua lettera velata di ironia (è un buon meccanismo difensivo!) mancano riferimenti alla sua infanzia e ai suoi rapporti con le figure genitoriali. Data la sua giovane età l’indicazione è quella di trovare un buon analista con cui instaurare una relazione di esplorazione dei meccanismi inconsci infantili soggetti a rimozione (conflitti) e che causano la sintomatologia. Frequente l’evoluzione dei primi attacchi di panico in sintomi che causano sintomi più invalidanti degli attacchi stessi (questi comunque durano pochi minuti, per quanto intensi): agorafobia, dipendenza regressiva, ritiro sociale, ansia generalizzata e demoralizzazione. La sua giovane età la rende un soggetto d’elezione per la ricerca interiore. Un caro saluto.