Il potere trasformativo dell’esperienza simbolica

Freud e Jung entrarono in un mondo che aveva ridotto la psiche alla mente razionale e che aveva sottovalutato o ignorato l’emozione e l’istinto. Mentre la psicoanalisi apriva la porta a ciò che era stato scisso, Jung si rese conto che una perdita di pensiero simbolico aveva aggravato la situazione. Perché, senza una facoltà cosciente di integrare simboli e immagini, le zone più profonde dell’inconscio rimangono estranee e indisciplinate, generando battaglie senza fine tra un ego ragionevole e un id indomabile. Al di là della soluzione della sublimazione, Jung ha annunciato il potere trasformativo dell’esperienza simbolica. Ha ravvivato la consapevolezza della via del regno di mezzo in cui il mito, la religione e l’arte avevano sempre gettato un ponte tra la parte superiore e quella inferiore della psiche. Alla fine, Freud e Jung si separarono sulla natura di questa terra di confine psichica. Oltre alla principale intuizione di Jung della base archetipica della vita psichica, dobbiamo tenere in considerazione la comprensione altrettanto vitale che i simboli possono superare scissioni psichiche e reindirizzare l’istinto umano. E così si iniziò a esplorare l’intelligenza più profonda che è all’opera in questo processo.

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